L'orto botanico comunale di Lucca
Raggiungere Lucca è davvero semplicissimo. Prima del viaggio, è sufficiente noleggiare un'auto e una volta atterrati all'Aeroporto Galileo Galilei di Pisa, è possibile ritirare il veicolo, per dirigersi fino alla città e abbandonarsi alla magia delle sue strade.
L’antico giardino tra le mura
Un'estensione di circa due ettari che ospita numerose specie vegetali, attraverso un percorso in cui i colori, gli odori e i suoni conducono i visitatori alla scoperta della biodiversità.
Questo angolo di paradiso risale al 1820 e fu creato per volere di Maria Luisa di Borbone, sovrana devota all'insegnamento della botanica.
La regina volle creare uno spazio naturale in cui poter eseguire i suoi studi direttamente sul campo.
In realtà, solo a partire dal 1860 l'Orto si arricchì della maggior parte degli alberi e del notevole erbario che costituiscono la sua attuale ricchezza.
I percorsi suggestivi e le ricchezze dell’Orto
La maggior parte degli alberi esotici si trova nella zona dell'orto detta "arboreto", dove si possono ammirare specie monumentali come il Pino Nero, con la sua altezza maestosa di 30 metri o il Cedro del Libano, considerato l'albero simbolo dell'Orto.
All'ingresso si trova la magnifica Montagnola, che è ricca della flora tipica della zona degli Appennini. Successivamente, si possono ammirare le serre, che ospitano alcune delle più preziose e rigogliose collezioni di piante tropicali.
Gli amanti della botanica non possono rinunciare ad una tappa alla scuola all'interno dell'orto, dove le piante sono esposte in base a minuziosi criteri di classificazione.
Il mistero del Laghetto
Attraverso una fitta vegetazione, tra stretti sentieri dove sorgono piccoli ponti, si giunge al piccolo lago a cui è legata un'antica leggenda lucchese.
Si racconta che una nobildonna del posto, accortasi delle prime rughe sul volto, fece un patto con il Diavolo e vendette la sua anima per altri trent'anni di giovinezza.
Quando il Diavolo tornò a riscuotere il suo credito, la trascinò su un carro fino a farla annegare nel lago, dove ancora oggi, stando a questo racconto, sia possibile scorgere il riflesso del volto della donna.